LA STORIA

QUELLE INTUIZIONI FORIERE DI SUCCESSO

“Correva l’anno 1960 quando quattro autorevoli personaggi dell’industria delle macchine enologiche chiesero di potersi riunire in una sala della sede dell’Unione Italiana Vini per discutere e decidere circa un progetto di Salone delle macchine enologiche, biennale e internazionale  come era il Salon d’Embouteillage di Parigi, privato, in sostituzione del Padiglione Macchine Enologiche della Fiera di Milano. Fu quindi organizzata una vasta opera di promozione, a partire dal 1962, mobilitando tutti gli uffici ICE all’estero, tutte le associazioni di categoria e i giornali specializzati dei diversi Paesi, tutte le autorità competenti, e informando persino singolarmente tutte le aziende vinicole o imbottigliatrici del mondo. Furono ottenuti il consenso al “Comitato d’onore” di numerosi ministri e parlamentari, come pure, dal 1965, la qualifica “internazionale” e il patrocinio dei Presidenti della Repubblica Saragat e Leone. 

E fu con queste premesse che nel novembre 1963 esordì il SIMEI (dapprima nel palazzo dello Sport e poi, dal 1965, in altri padiglioni più adatti e soprattutto più capienti) che via via si affermò con un vistoso crescendo. Per quanto riguarda la mia gestione, 1963-1985, i metri quadrati complessivamente impegnati passarono da 12 a 42 mila, gli espositori da 170 a 470, i visitatori da 11 mila di 27 Paesi a 32 mila di 50 Paesi. 
Successivamente, come è noto, il crescendo è continuato: gli espositori da 470 sono saliti a 700, i metri quadrati da 42 a 80 mila, i visitatori da 32 mila a 48 mila (di cui 9400 stranieri provenienti da ben 90 Paesi). 
Un successo che ha consentito anche di aggiungere al SIMEI, dal 1997, un aspetto più propriamente viticolo con la mostra Enovitis, che gli si è affiancata con 8000 metri quadrati e quasi 100 espositori, e di rinunciare alle manifestazioni collaterali, per non sottrarre tempo ai visitatori professionali nel periodo dell’esposizione ridotto a 5 giornate. Ma il Simei ormai era saldamente affermato a ogni livello e si poteva considerare connaturato alla crescita qualitativa del settore vinicolo (specie nel settore delle Doc) e alla crescita quantitativa dei settori della birra, delle acque minerali e delle bevande analcoliche, in un quadro internazionale sempre più aperto grazie all’inizio del “Mercato comune europeo” nel 1970, all’ampliamento dell’Unione Europea (da 6 a 10 a 15 e presto a 25 membri) e alla progressiva “globalizzazione” degli scambi commerciali sancita dagli accordi Gatt di Marrakech dell’aprile 1994.

Antonio Niederbacher